VINI ARTIGIANALI IN BAG IN BOX

Il bere di tutti i giorni, quello che ti fa sentire ‘a casa’, il sorso facile e beverino capace di accompagnarsi bene alla tavola. La risposta quotidiana a chi non può fare a meno di sorseggiare un bicchiere durante i pasti. Ecco riassunto il vino sfuso cos’è.

'Vino di Bevi' Bianco Venezia Giulia IGT 3L - Ferlat - Sfusobuono
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'Vino di Bevi' Bianco Venezia Giulia IGT 3L - Ferlat

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'Vino di Bevi' Rosso Venezia Giulia IGT 3L - Ferlat - Sfusobuono
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'Vino di Bevi' Rosso Venezia Giulia IGT 3L - Ferlat

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Un sorso di casa

La prerogativa dello sfuso è quella di essere una bevanda facile, da consumare nell’arco di pochi mesi, che non necessita per definizione di lunghe maturazioni e che per questo può benissimo conservare intatte le sue caratteristiche organolettiche senza il bisogno di tappi di sughero. Se un tempo ci si recava direttamente in cantina dal produttore, muniti di damigiana, bottiglioni o di qualsivoglia altro contenitore, oggi il bag in box può accorciare le distanze tra consumatore e vignaiolo e dare maggiori garanzie di conservazione al prodotto. Per la maggior parte di noi lo sfuso è rosso per antonomasia: per i piemontesi è Barbera o Dolcetto, varietà da sempre utilizzate per la produzione di etichette più facili, rispetto a sua maestà Nebbiolo. Di vino sfuso online dal Piemonte c’è da sbizzarrirsi, perchè si tratta di una regione dalla tradizione bel radicata, soprattutto in zone meno blasonate come il Monferrato e i Colli Tortonesi. Per i toscani è Sangiovese, è Chianti in fiaschetto di paglia, è sostanza e piacevole acidità come quello di Buondonno o Fattoria Pomona. Se ci spostiamo più a sud lungo lo stivale troviamo il Montepulciano, soprattutto in Abruzzo e nelle Marche, caratterizzato da un tannino rotondo e un’anima bella fruttata. Non dimentichiamo però che spesso il vino sfuso è frutto di un assemblaggio, sia a partire da vitigni autoctoni, sia dai più noti internazionali come Merlot e Cabernet Sauvignon, capaci di dar vita a rossi morbidi e levigati, molto versatili e piacevoli. Si trova perfettamente a suo agio sulla tavola, circondato da piatti spaiati e stoviglie un po’ sbeccate, spillato direttamente nel bicchiere o travasato in brocche di ceramica o bottiglie di vetro. La sua qualità più nobile è quella di accompagnare con sobrietà il cibo più semplice, di donare facile ristoro durante la pausa pranzo e di accendere la convivialità più spensierata nel corso di qualche rimpatriata o mangiata in compagnia. Non si cerca l’abbinamento in questo caso, si cerca la pace sensoriale, la piacevolezza a-critica, il gusto che ci fa star bene.

Ad alti livelli, si parla di sfuso?

Il vino da tavola sfuso ha una sua dignità intrinseca: questo tema negli ultimi anni è stato al centro di innumerevoli divulgazioni ad opera di comunicatori del settore e degustatori. Basti pensare a Fabio Pracchia che nel suo neonato blog indipendente Ripeness is All ne parla in questi termini: “elemento centrale della cultura enologica italiana, vero e proprio tratto antropologico che collega il bere nobile al patrimonio contadino da cui proveniamo”. Ed effettivamente la tradizione agricola dei nostri nonni si rifà un po’ a quel bicchiere di rosso bevuto in compagnia di qualche compare nel bar (forse l’unico) del paese. “Un modo per per riequilibrare il palato stanco tra un assaggio e l'altro" diceva Fabio nella redazione di Slow Food Editore durante un’estate fitta di assaggi in vista dell’uscita della guida Slow Wine. E non è il solo: Sandro Sangiorgi, creatore del progetto Porthos - punto di riferimento indiscusso per i fan del vino naturale - in un passaggio molto bello de ‘L’invenzione della gioia’ lo descrive come “un corredo alimentare gioioso e invitante, intimo e non impegnativo”. Il vino sfuso in damigiana da imbottigliare a casa propria ha da sempre stretto un legame a doppia mandata con il suo luogo di origine e porta con sè un patrimonio culturale e naturale davvero profondo. “E’ solo negli ultimi anni che il bevitore di sfuso si è trasformato nell’immaginario collettivo in un tirchio un po’ imbecille”, scrive Sandro Sangiorgi burlandosi un po’ di chi pensa di bere vino di qualità solo perchè lo acquista in bottiglia.

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